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La magia delle cancellazioni

Quando cancelliamo le informazioni, tralasciamo delle cose e quindi prestiamo selettivamente attenzione ad altre dimensioni delle nostre esperienze.

Questo ci porta ad escludere e filtrare degli elementi.

Questo processo agisce in nostro favore nei limiti in cui ci preserva dal rischio di essere sopraffatti e sovraccarichi di stimoli.

Ma opera a nostro svantaggio quando cancelliamo informazioni significative, importanti per la nostra capacità di gestire efficacemente diverse situazioni.

In senso positivo, creiamo le nostre mappe attraverso la cancellazione per ridurre il mondo a proporzioni più maneggevoli.

Con la cancellazione creiamo una versione della realtà ridotta e più gestibile.

Non tutte le cancellazioni creano problemi. Le cancellazioni “ben formate” si hanno quando nel contesto immediato vi sono degli elementi in eccesso. Senza questo eccesso, risulterebbe un modello privo della precisione necessaria a muoversi con efficienza sul territorio.

Per diventare professionisti della comunicazione è necessario saper riconoscere le cancellazioni nel linguaggio delle persone nel momento in cui avvengono, in modo da poter recuperare informazioni preziose.

La cancellazione all’interno del linguaggio riguarda innanzitutto verbi, nomi, riferimenti e paragoni non specificati.

In essi dobbiamo ricercare espressioni che indicano la mancanza di informazioni, senza le quali il nostro modello mentale si impoverisce e, di conseguenza, limita le nostre scelte comportamentali.

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In generale, dovremmo porre meta-domande di questo tipo:

  • Questa rappresentazione è completa?
  • In questa descrizione manca qualcosa?
  • Cosa riempirebbe le lacune?
  • Se realizzassi un video-tape mentale partendo soltanto da queste parole, avrei un film chiaro e dettagliato o potrei trovare delle aree vaghe e sfocate?
1. Cancellazioni semplici

Per esempio, considerate l’affermazione: “La gente mi spaventa”.

La parola ‘gente’ non si riferisce a nessuno in particolare.

Ci lascia senza le informazioni fondamentali che riguardano il chi specificamente. L’espressione superficiale ha tralasciato l’indice del referente.

Il termine di classe sovra-generalizzato, ‘gente’, delinea una mappa troppo ampia per l’ascoltatore.

Abbiamo bisogno di identificarlo in modo più specifico. E quasi tutti, intuitivamente, sanno chiedere:

  • “Chi, specificamente, ti spaventa?”

Ponendo questa domanda, cerchiamo di portare chiarezza nella nostra mappa, così come nel modello del mondo del nostro interlocutore.

Ri-connettendo questa generalizzazione alle esperienze originarie, la persona realizza un’espressione più completa, magari “Mio padre mi spaventa”.

Anche se questa specificazione ci fornisce qualche dettaglio in più, l’affermazione continua ad essere piuttosto ambigua. Ancora non sappiamo cosa rilevare sul nostro film mentale riguardo al significato di ‘spaventa’.

  • Come ti spaventa?
  • Quando?
  • In che modo?
  • Da quanto tempo?

Riguardo alle cancellazioni, quasi tutti hanno un senso naturale ed intuitivo in merito a come rispondere. Non facciamo altro che investigare i dettagli che sono stati tralasciati.

Ecco di seguito qualche esempio

  • “Mi è stato detto di non farlo quando lavoravo su quella relazione.”

Di non far cosa? Da chi?

 

  • “Sono solo confuso da tutto questo.”

Riguardo a cosa?

 

  • È felice di affittare questo spazio.”

Quale proprietario si sente felice?

 

Ognuna di queste frasi contiene delle cancellazioni. Talvolta non fa alcuna differenza, ma la maggior parte delle volte sì.

I nomi privi di specificazioni che designano delle categorie contengono molte cancellazioni: ‘la gente’, ‘il governo’, la ‘lezione di geografia’, ‘i capitalisti’, ‘i liberali’, etc.

2. Indici referenziali non specificati (nomi e verbi non specificati)

Quando scopriamo che è il padre a spaventare il nostro interlocutore, riceviamo alcuni riferimenti fondamentali (ossia, la persona che parla e il padre), mentre il verbo non specificato (‘spaventare’) non fornisce alcuna chiara immagine dell’esperienza di come abbia luogo, quando, dove, etc.

Molte informazioni sono ancora cancellate. Questo ci porta a porre un’altra naturale domanda intuitiva:

  • “In che modo tuo padre ti spaventa?”

Questa domanda va ad esplorare il verbo non specificato. Invita chi parla a recuperare l’informazione cancellata.

L’espressione superficiale ci offre una versione ridotta della completa esperienza con il padre. Spesso questi modelli impoveriti limitano dolorosamente la nostra vita, le nostre percezioni, scelte, emozioni, etc.

Così, per quanto riguarda i verbi, come ognuno di essi “soffre” di qualche livello di cancellazione, così presentano tutti solo un certo grado di specificità.

Questo ci dà una direzione nella ricerca, nell’analisi di quanta chiarezza di immagini forniscano i verbi.

“Chiedetevi se l’immagine presentata dal verbo nella sua frase è abbastanza chiara da permettervi di visualizzare l’effettiva sequenza degli eventi descritti.”

Per la distinzione linguistica che chiamiamo ‘verbi non specificati’, chiedete semplicemente ulteriori informazioni ed elementi specifici dell’azione:

  • “Come avviene questo, di preciso?”.

Ciò si applica egualmente a nomi e pronomi, ad affermazioni che non hanno alcun riferimento immediato, o a qualsiasi riferimento che troviamo poco chiaro.

Quando chi parla cancella dalla sua affermazione un oggetto, una persona, un evento, etc., dobbiamo solamente indagare in merito a ciò che è stato cancellato, per mettere in discussione l’affermazione che non è stata messa sufficientemente a fuoco ed ottenere informazioni più precise.

Questo stimola chi parla a ri-mappare l’esperienza di riferimento con più parole o con parole differenti, così da fornire un’espressione linguistica più completa.

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Esempi:

  • “Non è importante.”

Importante per chi? Importante in che modo? Come fai a sapere di doverlo considerare “non importante”?

 

  • “Interferiscono sempre con la mia pianificazione lavorativa.”

Non capisco, chi interferisce e come lo fa?

 

I verbi non specificati indicano solo genericamente qualche attività referenziale, ma non sono sufficientemente specifici da consentirci di rilevarla in modo rappresentazionale sullo schermo nella nostra mente. Ecco perché abbiamo bisogno che chi parla fornisca indicazioni più numerose su quegli elementi di riferimento.

Pertanto, è necessario chiedere informazioni in merito a quando, dove, come, chi, etc., per ottenere dettagli più specifici.

 

Ora, dal momento che i verbi, nell’ambito del linguaggio, descrivono i processi, essi costituiscono la parte più dinamica di una descrizione.

Parlando in termini di caratteristiche cinematografiche audio-video dei nostri filmati interni, i nomi descrivono gli oggetti ed i verbi descrivono ciò che accade, i movimenti, le azioni, etc.

Se nei nostri filmati non codifichiamo i verbi, rappresentiamo nella nostra mente solamente una lista statica di elementi sulla lavagna della nostra mente. Quando aggiungiamo i verbi, essi trasformano le nostre diapositive in filmati.

Quando noi stessi ci esprimiamo con verbi vaghi e non specifici, siamo costretti a tirare ad indovinare sul modo in cui avviene il processo e ad allucinare le azioni.

In seguito a queste allucinazioni, finiamo con l’inventare i significati, piuttosto che acquisire quelli di chi sta parlando.

Per testare i verbi non specificati, create un’immagine dell’informazione data.

Poi chiedetevi: “Posso visualizzare chiaramente le azioni, i movimenti e la sequenza degli eventi?”.

Esempi:

  • “Mi fa veramente sentire frustrato.”

Fra le cose che fa effettivamente, qual è che ti fa sentire frustrato? In che modo, specificamente, ti fa sentire frustrato? Quando?

 

  • “Mi ha ferito profondamente.”

Come ti ha ferito? In che modo?

3. Cancellazioni comparative e superlative (o relazioni non specificate)
  • “È molto più spaventoso.”

Questa affermazione suggerisce un paragone, ma non specifica il soggetto a cui l’interlocutore fa riferimento. Intuitivamente, lo sappiamo.

Pertanto, indaghiamo naturalmente per riempire i dettagli sul nostro schermo rappresentazionale mentale.

  • “Più spaventoso di chi?”

I comparativi ed i superlativi appaiono tipicamente negli aggettivi che si accompagnano a “più” e “meno” (più importante, meno importante) e ai suffissi -issimo, -issima, etc.

La domanda che rivolgiamo, in questo caso, è:

  • “Paragonato a cosa?”, “Rispetto a cosa?”

Questo schema, che prevede un modo di parlare strutturato su termini sovra-generalizzati, termini che cancellano distinzioni importanti, crea un “orientamento intensionale” (Korzybski).

Questo significa operare a partire dalle definizioni che sono nella nostra testa, piuttosto che dai fatti empirici del mondo esterno.

Quando attribuiamo un indice agli specifici referenti, rendiamo più chiara la nostra mappa mentale. Questo ci permette di estendere i nostri significati all’esterno, al mondo reale, e crea pertanto un ‘orientamento estensionale’.

Bandler e Grinder notarono questo processo e lo inserirono nel Meta Modello. Nella citazione seguente, però, essi (o qualche editor) sbagliarono l’ortografia di “intensionale”.

 

“La definizione estensionale di un insieme specifica quali sono gli elementi dell’insieme stesso semplicemente elencandoli (ossia, enumerandoli); la definizione intenzionale [cioè, intensionale] di un insieme specifica quali sono gli elementi dell’insieme stesso, dando una regola o una procedura che ripartisca il mondo in oggetti appartenenti e non appartenenti a quell’insieme. Per esempio,  l’insieme di tutti gli esseri umani di altezza superiore a 1,80 m che vivono ad Ozona, nel Texas, può essere definito estensionalmente con l’elenco di tutti coloro che vivono effettivamente ad Ozona e sono alti più di un metro e ottanta, o intenzionalmente [cioè, intensionalmente] mediante una procedura, per esempio:
(a) Consultando l’elenco ufficiale dei residenti in Ozona, Texas.
(b) Verificando per ogni persona dell’elenco se essa superi il metro e ottanta di altezza.
Korzybski (1933, cap. 2) fa un interessante esame di questa distinzione. Si osservi che in genere gli elenchi o insiemi specificati estensionalmente hanno indici referenziali, mentre quelli dati intenzionalmente [cioè, intensionalmente] non ne hanno” (1975, p. 56).

Strutturalmente, iniziamo il nostro rilevamento rappresentazionale utilizzando nomi e verbi. I nomi individuano gli oggetti sul nostro schermo mentale ed i verbi specificano i movimenti e le azioni.

Successivamente, arrivano le parole di relazione, che ci forniscono descrizioni, proposizioni e funzioni relazionali. Queste parole non mappano ‘cose’, ma concetti (significati astratti) che riguardano il modo in cui i soggetti e gli oggetti si relazionano ad altri soggetti ed oggetti. Parole come “meglio”, “migliore”, “più veloce”, “buono”, “cattivo”, “superiore”, “prima”, “dopo”, “durante”, etc., forniscono il codice per queste relazioni.

Ciò significa che quando qualcuno ci fornisce un termine relazionale privo di specificità, al punto che non possiamo rilevare in modo rappresentazionale il termine per generare uno scenario chiaro, preciso e comprensibile nel nostro filmato interiore, è il momento di stabilire un indice per quella parola relazionale. È il momento di indicizzarla in termini di grado, estensione, criterio,
etc.

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Esempi:

  • “Non sono mai stato più depresso.”

“Su una scala da 1 a 10, quanto ti sei sentito depresso finora? Che grado di abbattimento stai sperimentando ora? Quali aspetti del tuo pensare-sentire, comportarti, etc. stanno subendo questa depressione in questo momento?”

 

Talvolta ciò che una persona cancella, o non specifica, comprende gli standard per mezzo dei quali fa i paragoni.

  • “È la miglior cuoca.”

Migliore in che modo, in quali circostanze, quando?

 

Il modificatore “migliore” ci avverte nel modo più efficace possibile della presenza di relazioni non specificate in quel termine e ci invita a indicizzare lo standard comparativo che chi parla ha cancellato.

  • “Gioca meglio a golf.”

Meglio di chi?

4. Processi non specificati – Aggettivi che modificano nomi

Bandler e Grinder aggiunsero al Meta Modello un’altra forma di cancellazione che è stata trascurata nella maggior parte delle versioni di questo modello di comunicazione. In The Structure of Magic, Vol. I, gli autori parlano degli aggettivi che modificano i nomi:

“Uno dei modi in cui le parole che processano la struttura profonda possono manifestarsi nella struttura superficiale è in forma di aggettivo che modifica un nome. Perché ciò accada, devono avvenire delle cancellazioni” (p. 62).

  • “Non mi piacciono le persone ambigue”.

‘Ambigue’ è un aggettivo. Chi parla ha dichiarato la sua avversione per le ‘persone ambigue’, ma ha anche cancellato gran parte del contesto.

A che cosa si riferisce ‘ambigue’? “Ambigue nei confronti di chi, in merito a cosa, quando, etc.?”

Considerate questi esempi:

  1. Ho gridato in faccia all’uomo incollerito.
  2. Fai sempre degli esempi stupidi.
  3. La triste lettera mi ha sorpreso.
La magia delle cancellazioni

Chi parla ha cancellato il processo (e quindi, la struttura) di questi aggettivi. ‘Ambigue’ (o prive di chiarezza), ‘incollerito’, ‘stupidi’ e ‘triste’ si riferiscono a stati mentali ed emozionali.

Moltissimi elementi vengono tralasciati. Vuol dire che alcune persone sono ‘ambigue’ nelle loro manifestazioni o che io non riesco ad ascoltare ed interpretare con chiarezza? Sono ‘incollerito’ dai comportamenti dell’uomo, o è l’uomo ad essere ‘incollerito’?

Non solo questi processi si sono cristallizzati sotto un’unica etichetta, ma chi parla ha probabilmente proiettato lo stato valutativo sugli stimoli.

Nell’esempio 1. abbiamo un uomo che, in qualche modo, ha fornito uno stimolo che ha provocato in chi parla pensieri – e sensazioni di collera (primo processo). Chi parla, quindi, ha proiettato i suoi pensieri-e-sentimenti di collera sull’uomo etichettandolo con il proprio stato/giudizio (secondo processo).

Per fare un discorso a parte, questo utilizzo del linguaggio indica effettivamente un processo di meta-livello o meta-stato.

Le valutazioni (‘incollerito’, ‘stupidi’, ‘triste’) avvengono ad un livello al di sopra del referente (uomo, esempi, lettera). Ciò indica dunque la valutazione di chi parla espressa da un metastato, dal quale egli o ella proietta e impone un giudizio. In questo modo, gli aggettivi ci consentono di accedere ad un metastato in modo non evidente.

5. Processi non specificati – Avverbi che modificano verbi

Tra i processi non specificati ce ne sono alcuni che vengono nascosti dall’utilizzo di un avverbio che in genere finisce in -mente. Questo significa che l’avverbio con il suffisso -mente cancella il processo e, contemporaneamente, cristallizza il risultato applicando una parola di ‘stato’ (una parola che indica uno stato di consapevolezza mente-corpo) ad un verbo.

Considerate questi esempi:

  1. Sfortunatamente hai dimenticato di telefonarmi il giorno del mio compleanno.
  2. Rapidamente ho lasciato la discussione.
  3. Sorprendentemente, mio padre non ha fatto nulla in merito al problema del bere.
  4. Lentamente lei iniziò a piangere.

Per recuperare il materiale cancellato, la procedura del Meta Modello prevede che venga aggiunto ‘È’ davanti a quello che prima era un avverbio. Ciò trasforma o “converte” l’avverbio con il suffisso -mente.

  1. È una sfortuna che tu abbia dimenticato di telefonarmi il giorno del mio compleanno.
  2. È con rapidità che ho lasciato la discussione.
  3. È sorprendente che mio padre non abbia fatto nulla in merito al problema del bere.
  4. È con lentezza che ha iniziato a piangere.

Queste traduzioni dell’avverbio con il suffisso -mente ci permettono di vedere più chiaramente ciò che è stato cancellato. La frase “È una sfortuna…” indica il giudizio, la valutazione e il meta-stato di chi parla in relazione alla persona che ‘ha dimenticato di telefonare’ il giorno del suo compleanno.

Ciò fornisce un’altra struttura del meta-stating nascosta o segreta. Quando chi parla annuncia “Sfortunatamente hai dimenticato di telefonarmi il giorno del mio compleanno”, questo suona come un fatto incontestabile. Si tratta effettivamente di una performativa perduta (che verrà trattata nel prossimo capitolo) di un giudizio.

Questo rivela che il modificatore dell’azione (o verbo) come processo stesso è una qualità o una caratteristica dello stato. Talvolta è un giudizio mentale (‘sfortunatamente’), talvolta si riferisce ad un modo di fare qualcosa (‘rapidamente’, ‘lentamente’), talvolta ad uno stato mentale (‘sorprendentemente’), etc.

In sintesi:
  • Le nostre mappe differiscono dal territorio in una certa misura in ciò che abbiamo cancellato e nelle caratteristiche che abbiamo tralasciato. Quest’aspetto necessario ed inevitabile del mappare ci è spesso molto utile.
  • Le cancellazioni possono anche creare limitazioni, problemi ed errori di mappatura. Le domande del Meta Modello ci permettono di fare un passo indietro, pensare alle funzioni del nostro mappare e mettere in discussione la forma e la legittimità delle nostre mappe.
  • Attraverso il Meta Modello, possiamo trasformare la nostra vita e quella degli altri con la magia, ponendo delle domande che attivano le funzioni del nostro mappare per sviluppare mappe più ricche.

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