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Molti di noi si preoccupano di quanto aiutare i propri figli con la scuola, e di come farlo.

Ci assestiamo da qualche parte tra i due estremi di fare i compiti al posto loro e di lasciare invece tutto nelle mani della scuola.

 

In momenti diversi della vita scolastica i nostri figli avranno bisogno di più aiuto, in altri meno: ci sono alcuni casi in cui hanno bisogno di una mano extra.

 

Cominciamo con il ricapitolare come i vostri figli si trovino meglio a imparare.

 

PREFERENZA VISIVA

Sono ordinati

Sono bravi a pianificare

Notano cosa li circonda

Sono bravi a scrivere

Memorizzano visualizzando

Preferiscono ricevere istruzioni scritte

Preferiscono leggere per conto proprio

Rispondono alle domande in modo succinto

Sono più portati alle arti visive che alla musica

Parlano velocemente

Sono ben organizzati

Amano avere un buon aspetto

Ricordano ciò che vedono piuttosto che ciò che sentono

Solitamente non sono infastiditi dal rumore

Sono bravi a leggere

Tendono a scarabocchiare

Preferiscono che gli si mostrino le cose anziché dire loro come/cosa fare

A volte faticano a trovare le parole giuste

 

PREFERENZA AUDITIVA

Parlano da soli

Muovono le labbra quando leggono

Sono bravi a fare le imitazioni

Tendono a parlare con un certo ritmo

Sono più portati per la musica che per le arti visive

Ricordano ciò che viene loro detto più di ciò che viene loro mostrato

Sono più bravi a dire come una parola è scritta che a scriverla

Il rumore li distrae facilmente

Amano leggere ad alta voce

Trovano difficile scrivere

Sono bravi a parlare

Imparano ascoltando

Amano parlare e discutere

 

PREFERENZA CINESTETICA

Parlano lentamente

Toccano le persone per richiamare la loro attenzione

Tendono alla fisicità e a non stare fermi

Usano un dito per seguire le parole quando leggono

Utilizzano parole che esprimono azioni

Hanno una grafia disordinata

Adorano i giochi

Rispondono bene a ricompense di tipo fisico

Stanno vicini alle persone con cui parlano

Imparano facendo

Muovono le mani quando parlano

Amano i libri ricchi di azione

Amano giocare a far finta interpretando le azioni

 

Se si intendono di P.N.L., gli insegnanti utilizzeranno tutti e tre gli stili di comunicazione per raggiungere tutti, ma visto che tu hai a che fare con un bambino alla volta, puoi concentrarti sul suo stile preferenziale per aiutarlo a capire quello che studia a scuola.

 

Ecco alcuni esempi pratici.

ALFABETIZZAZIONE

BAMBINO VISIVO

Chiedigli di scrivere la parola, di osservarla con attenzione e poi di visualizzarla scritta su un pezzo di carta immaginario.

Può scegliere di che colore immaginarla e scriverla.
Può essere di aiuto collegare la parola scritta a un’immagine di ciò che rappresenta.
Nella lettura poni l’attenzione sull’aspetto delle parole e individua gli schemi ricorrenti insieme al bambino.

 

Ecco un paio di giochi per potenziare la memoria visiva di tuo figlio, per l’ortografia e per i conti a mente.

 

MEMORY

Prendete un mazzo standard di 52 carte da poker e disponetele a faccia in giù in colonne dritte e ordinate sulla tavola, in modo da formare un quadrato di 7×7 carte, con le tre che avanzano messe in disparte. È importante che i giocatori vedano chiaramente le carte sul tavolo.

Ora ciascuno a turno gira due carte, una alla volta: lasciatele a faccia in su e togliete la mano in maniera che le carte siano bene in vista per entrambi i giocatori. Questo è importante per potersi creare un’immagine mentale della carta.

Se le due carte scoperte sono dello stesso valore (non possono essere anche dello stesso seme, a meno che non usiate due mazzi) il giocatore si prende le carte e gioca un ulteriore turno.
Si continua così finché il giocatore non scopre due carte diverse, che rende visibili a tutti, per poi coprirle di nuovo.

A questo punto l’altro giocatore procede con il proprio turno, scoprendo due carte e accertandosi che tutti le vedano bene per poi continuare secondo quanto illustrato prima.

Si tengono le accoppiate che si trovano e vince chi alla fine ne ha accumulate di più.

Questo gioco si può fare anche come solitario, e per renderlo interessante i vostri figli possono cronometrarsi per vedere chi è più veloce a trovare tutte le accoppiate.

 

IL GIOCO DI KIM

Mettete dieci oggetti su un vassoio e copriteli con una tovaglietta. Tutti i giocatori devono avere un pezzo di carta e una penna.

Rimuovete la tovaglietta rivelando gli oggetti in modo che i bambini li possano vedere bene.

A questo punto è ancora proibito toccare la penna e la carta. Date inizialmente ai bambini circa cinque minuti per guardare gli oggetti: a mano a mano che diventano più bravi potete ridurre progressivamente il tempo; se diventano bravissimi si può arrivare anche a soli 30 secondi!

Coprite nuovamente il vassoio; i giocatori dovranno ricordare e scrivere quanti più possibili dei dieci oggetti che hanno visto.

Se avete più bambini con preferenze diverse coinvolti in questo gioco, potreste dover anche dire ad alta voce i nomi dei dieci oggetti e lasciare che i giocatori li tocchino e li prendano in mano: i bambini auditivi o cinestetici hanno bisogno di supporti diversi per memorizzare più facilmente.

Anche se ognuno ha un proprio stile di apprendimento preferenziale, gli insegnanti non sempre saranno in grado di presentare le lezioni utilizzandoli tutti e tre: è dunque utile migliorare le capacità anche negli stili non preferenziali.

Anche se i vostri figli sono auditivi o cinestetici, proponete loro questi giochi di memoria visiva, che miglioreranno le prestazioni anche in questo sistema di apprendimento.

A quanto risulta, le migliori abilità di apprendimento e di memoria si raggiungono quando si utilizzano in combinazione due stili: potenziare la memoria visiva è a maggior ragione molto positivo
visto che oggi moltissime informazioni ci derivano da internet, che è un mezzo di natura prevalentemente visiva.

 

BAMBINO AUDITIVO

Quando imparate a leggere insieme pronunciate la resa fonetica delle lettere o delle combinazioni di lettere.
Emettete suoni chiari e mostrate come si possono collegare i suoni alle lettere.

È di aiuto imparare, raggruppandole insieme, parole con suoni simili. Una lettura recitata e interpretativa può aiutare, perché permette al bambino di associare il suono della parola alla parola
stessa e al suo significato.

Se tuo figlio è auditivo, apprende chiedendo, ascoltando e ricordando le risposte. Parlerà probabilmente con più scioltezza rispetto a quella con cui scrive, e gli piacerà discutere.

 

Ecco due giochi che aumenteranno la sua memoria auditiva.

 

LA ZIA FLORIANA

Un giocatore comincia dicendo “Mia zia Floriana è andata al mercato e ha comprato…” e aggiunge il nome di un prodotto, ad esempio una banana.
Il giocatore successivo continua “Mia zia Floriana ha comprato una banana, e…” aggiungendo un secondo oggetto, magari una padella. Si va avanti così finché qualcuno non riesce più a ricordare tutti gli elementi della lista.

Vedete per quanto tempo riuscite a procedere! Un bambino visivo ricorderà gli oggetti immaginandoli mentalmente…e probabilmente avrà anche un’immagine mentale della povera zia Floriana seppellita da una montagna di cose verso la fine del gioco!

 

I PASSI DELLA NONNA

Un bambino viene bendato e gli altri giocatori, in cerchio attorno a lui, vedono di quanto riescono silenziosamente ad avvicinarglisi senza che lui li indichi per dire che si sono mossi.

Il bambino bendato sfrutta al massimo le sue capacità uditive per cercare di udire ogni minimo suono e individuare la direzione da cui proviene. È un gioco ottimo per potenziare le abilità uditive.

 

BAMBINO CINESTESICO

In questo caso tuo figlio imparerà al meglio scrivendo fisicamente le lettere una serie di volte e allenandosi ripetutamente a leggere.
Per i bambini piccoli puoi comprare lettere giocattolo del tipo Montessori, che consentiranno loro di sentirle e di notarne la forma per prepararsi a scriverla.

La lettura in comune sembra essere utile coi bambini cinestetici perché rende la cosa più attiva e per via della vicinanza fisica che comporta.
Puoi anche utilizzare lettere magnetiche perché i tuoi figli giochino toccando e formando parole.

 

USARE I NUMERI

BAMBINO VISIVO

Chiedi a tuo figlio di scrivere i numeri e di visualizzarli.
Ad esempio, prendi il numero tre ed estrai tre pedine o pezzi di lego. I regoli Cuisenaire, che trovi anche su Amazon, o le perle dorate stile Montessori, sono tutti strumenti che aiutano i bambini a crearsi un’impressione visiva dei numeri.

 

BAMBINO AUDITIVO

Esistono moltissime filastrocche sui numeri, tiritere per le tabelline e canzoncine che aiuteranno un bambino auditivo a imparare i numeri e la matematica.

 

BAMBINO CINESTESICO

Un bambino cinestesico imparerà al meglio facendo praticamente le cose. Giocare materialmente con regoli, abachi o perle, pesare ingredienti per far da mangiare o giocare a vendere le cose sono tutte attività efficaci.

 

Una volta che i bambini conoscono la propria preferenza e operano a partire da essa, hanno gli strumenti per apprendere e possono, con il tuo aiuto, tradurre ciò che devono imparare in un linguaggio che sanno comprendere.

 

[su_box title=” SUGGERIMENTO” style=”soft” box_color=”#f38f0e”]

La risposta migliore a “Non ce la faccio” è “Ma se invece ce la facessi, come sarebbe?”.
Se chiedono “Per piacere, aiutami”, potete sedervi con loro, portare qualcosa da bere o da mangiare, leggere con loro le domande o guardare i compiti da svolgere, ma anche solo la vostra presenza incoraggiante potrebbe essere abbastanza da motivarli a fare quello che devono.

Una richiesta di aiuto può anche essere una richiesta di attenzione, e non necessariamente richiede che facciate qualcosa al posto loro.[/su_box]

 

AIUTARE I PROPRI FIGLI A FARE MEGLIO

Sono stati condotti studi per esplorare cosa fa la differenza nei bambini che vanno bene a scuola, rispetto a quelli che se la cavano e basta.
Questi studi hanno riscontrato che i bambini con un miglior rendimento scolastico sono quelli i cui genitori sono coinvolti attivamente e rinforzano il collegamento tra il lavorare sodo a scuola e l’ottenere un domani un lavoro interessante e ben pagato.

I bambini hanno bisogno di obiettivi, in modo da sapere che il loro lavoro è finalizzato a un obiettivo realmente desiderato. È improbabile che abbiano già in mente una carriera definita e definitiva, ma anche cambiare spesso idea su cosa fare da grandi li aiuta ad avere un obiettivo futuro.

Chiedi loro cosa vorrebbero fare; anche solo il processo di pensare alle prospettive future aiuta a evidenziare il collegamento tra lavoro svolto a scuola e obiettivi desiderabili.

Per i bambini è molto più facile lavorare quando hanno un obiettivo che possono identificare e sognare.

Quando vacillano, ricorda loro dell’obiettivo. Anche se questo cambia, cosa quasi inevitabile man mano che i figli vengono a sapere di più sui diversi mestieri e le varie opportunità, il processo rimane importante e rilevante.

I bambini fanno bene certe cose, e vorrebbero riuscire a farne meglio altre.

 

Quello che segue è un esercizio per instillare fiducia in se stessi.

 

ESERCIZIO PER L’INTEGRAZIONE DELLE PARTI

Chiedi a tuo figlio di mostrare entrambe le mani, con il palmo rivolto verso l’alto. Chiedigli poi di immaginare di avere in una mano la cosa che sa fare bene, poniamo che sia colorare.

Chiedigli in che modo è bravo a colorare. Potrebbe ad esempio rispondere che si concentra molto, pensa alle linee entro le quali vuole colorare o visualizza da subito il risultato finale.

Fai immaginare al bambino di avere nell’altra mano la cosa che fa più fatica a fare bene, ad esempio scrivere.

Chiedigli quale aspetto delle abilità che impiega nella cosa che sa fare bene potrebbe trasferire alla cosa che vuole fare meglio.

I nostri bambini hanno già le risorse necessarie: potrebbero solo aver bisogno di applicare un’abilità da un contesto a un altro.

 

[su_box title=” SUGGERIMENTI PER RIPASSARE” style=”soft” box_color=”#f38f0e”]

I bambini visivi dovrebbero usare post-it, mappe mentali e liste, e leggere prendendo appunti. Questo li aiuterà a visualizzare durante i compiti, le interrogazioni e gli esami.

I bambini auditivi dovrebbero ripetere con un compagno o un’altra persona che li interroghi. Questo li aiuterà a ricordare ciò che hanno detto quando dovranno rispondere alle domande dell’insegnante.

I bambini cinestetici dovrebbero utilizzare programmi al computer per ripassare la materia, una parte alla volta. Interagire e sottoporsi continuamente a verifica – facendo fisicamente qualcosa – aiuterà a rinforzare la ritenzione dei dati di cui hanno bisogno.

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PARLARE CON GLI INSEGNANTI

Molti genitori provano ansia a parlare di come vanno i figli a scuola quando vanno al ricevimento.

Anche gli insegnanti vivono i ricevimenti con una certa ansia! Quali domande dobbiamo dunque porre, e come dovremmo rispondere? In questo contesto sono utili tutte le linee guida della P.N.L. sul rapport, poiché una buona comunicazione è fondamentale e in questa situazione il tempo a disposizione per instaurarla è ridotto.

Prima di vedere l’insegnante, parlate ai vostri figli di cosa si aspettano che dica. Chiedete “Se tu fossi la tua insegnante, cosa ci diresti su di te?”.

Utilizzate le posizioni percettive facendo sedere il bambino su una sedia su cui fa finta di essere l’insegnante, per poi spostarsi su un’altra dove reagisce fingendo di essere voi, e infine andando su una terza sedia dove, dissociandovi, interpreta quella che sarebbe la propria reazione.

Questo processo vi permette di essere pronti per il ricevimento con l’insegnante e vi dà tempo per decidere in anticipo quali domande si riveleranno più efficaci nel breve tempo a disposizione.

Usate domande “verso” e non “via da”, ad esempio “Come possiamo aiutare Shana a scrivere meglio?” invece di “Come facciamo a far sì che Shana non confonda più minuscole e maiuscole?”.

Mirate inoltre a porre domande orientate ai dettagli, in risposta a commenti orientati al quadro generale. Gli insegnanti tendono a cominciare dal quadro generale, ad esempio dicendo “Sono molto soddisfatta dei progressi di Luca questo quadrimestre”.
Queste informazioni non sono sufficienti. Rispondete concentrandovi sui dettagli: “Può dirci più specificamente quali sono i progressi di cui è soddisfatta questo quadrimestre?”.
Questo fornirà feedback più utile per voi e per i vostri figli.

Se l’insegnante usa generalizzazioni quali “Rebecca non si concentra mai in classe”, chiedete quando invece si concentra. Davvero non si concentra mai in classe, o è magari solo prima di pranzo, quando ha fame, durante lezioni di certe specifiche materie, o quando è seduta vicino a qualcuno in particolare?

I genitori hanno un desiderio naturale di sapere come se la cavano i loro figli rispetto agli altri compagni. Gli insegnanti possono essere poco inclini a fornire questo tipo di informazioni: chiedete ai vostri figli, loro lo sanno benissimo!

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