Blog -> Risorse di Intelligenza Emotiva -> Tutto sta nell’atteggiamento

Prima noi definiamo i nostri atteggiamenti, poi i nostri atteggiamenti definiscono noi.
– Denis Waitley
Tutte le nostre esperienze rientrano nel triangolo di pensieri, emozioni e azioni.
In altre parole, in qualunque situazione pensi, tu provi sentimenti e agisci, e queste tre cose sono sempre collegate. Questo schema è coerente con il funzionamento del cervello.
Durante la nostra infanzia, quando il cervello è in rapida crescita, sviluppiamo centinaia di atteggiamenti rispetto al mondo che ci circonda, per la maggior parte basati sulle nostre esperienze e su ciò che ci viene insegnato dai nostri pari e dagli adulti.
I nostri atteggiamenti hanno un ruolo cruciale nel modo in cui reagiamo emotivamente a qualcosa, e conseguentemente nel modo in cui agiamo.
Attività: i tuoi dirottamenti emotivi
Fermati per un istante a pensare a recenti dirottamenti emotivi che hai vissuto. Per esempio, come hai reagito l’ultima volta che…
…un’auto ha inchiodato davanti a te costringendoti a frenare all’improvviso?
…il tuo capo ti ha chiesto di fare qualcosa che non ti piace per niente?
…hai preso un fortissimo acquazzone?
Oppure:
…il tuo computer si è bloccato?
…ti sei trovato ad affrontare qualcuno che temi?
Gli atteggiamenti svolgono un ruolo fondamentale nel nostro livello di intelligenza emotiva. Il seguente esempio dimostra come gli atteggiamenti siano collegati alla performance.
CASO DI STUDIO – Lo scienziato Mike
Da bambino, Mike amava disegnare e colorare. Ma sia i genitori che gli insegnanti a scuola lo scoraggiarono, consigliandogli invece di concentrarsi su materie più logiche e scientifiche (“Non sarai mai bravo nell’arte, figlio mio, ma se ti dedichi alla matematica riuscirai bene”).
Di conseguenza Mike sviluppò un atteggiamento inconscio: “Io non sono creativo” (questo nasce da un bisogno fondamentale che tutti abbiamo: quello di essere apprezzati dagli altri).
Come forse era prevedibile, Mike si laureò in informatica e divenne manager del reparto informatico di una casa farmaceutica.
Un giorno il suo capo lo chiamò in ufficio e gli propose di fare qualcosa di nuovo: l’azienda aveva bisogno di cambiamenti, pertanto chiese a Mike di prendersi una settimana dal lavoro per dare spazio alla creatività ed elaborare qualche strategia innovativa per il reparto informatico.
Il solo fatto di sentir pronunciare la parola “creatività” innescò in Mike il suo atteggiamento negativo inconscio, che a sua volta innescò emozioni negative (paura, irritazione e frustrazione).
Queste emozioni influenzarono i pensieri di Mike su quell’incarico, portandolo a dire a se stesso cose del tipo: “Non sono adatto, non posso farlo” e “Non è giusto chiedermi questo, non è il mio ruolo”.
Questi pensieri e sentimenti negativi continuarono per una settimana intera.
Il risultato? Mike non riuscì ad elaborare nessuna nuova strategia.
Come ci mostra questo esempio, gli atteggiamenti svolgono un ruolo cruciale nel triangolo pensiero–sentimento–azione degli eventi. Gli atteggiamenti dell’infanzia di Mike hanno generato emozioni e pensieri sulla creatività che, a loro volta, hanno influenzato la performance.
E se Mike avesse avuto un atteggiamento positivo riguardo alla creatività?
Se il suo atteggiamento spontaneo fosse stato: “Sono una persona creativa e amo elaborare nuove idee”?
Alla richiesta del capo, probabilmente questa positività avrebbe innescato emozioni altrettanto positive come entusiasmo e interesse, che lo avrebbero portato a pensieri come: “Ottimo, non vedo l’ora, quando posso iniziare?”. Tali pensieri ed emozioni positive avrebbero aumentato le possibilità che Mike riuscisse nell’incarico (gli psicologi in questo caso parlano di “profezia che si autoavvera”).
Per dirla con le parole di Henry Ford: “Che tu pensi di riuscirci, o che tu pensi di non riuscirci… Hai ragione”.
Chi ha letto questo articolo, ha letto anche:
[su_posts posts_per_page=”3″ tax_term=”41″ order=”asc” ignore_sticky_posts=”yes”]